Dalla Scottish Poetry Library, all’avveniristico ponte di Forth Bridge alla Skye nota a quella segreta, fino alla strada “fatta a mano” da un postino nella misteriosa isola di Raasay: un itinerario alla scoperta della Scozia meno battuta, un’emozione dell’anima tra panorami incantati, ingegno umano e scelte di rotta.
Al numero 5 di Crichton’s Close, al limitare dello storico quartiere di Canongate, a Edimburgo, esiste una costruzione solida e moderna che custodisce un cuore antico e delicato. All’interno di questo civico, incastonato tra le ripide vie della città vecchia, ha infatti sede la Scottish Poetry Library, una biblioteca interamente dedicata alla poesia, che conserva migliaia di raccolte di parole in versi, poemi in rima e composizioni in sonetti di autori scozzesi e internazionali.
Fondata nel 1984 dalla poetessa scozzese Tessa Ransford, dal 1999 la speciale libreria ha sede nell’edificio appositamente progettato dall’architetto locale Malcom Fraser, specializzato in architettura sostenibile, che ha realizzato una costruzione che è essa stessa un’ode.
Considerata un vero punto di riferimento per gli appassionati del genere di tutta Europa, la casa dei poeti, è stata definita “una poesia in vetro e pietra”, e nel 2005 inclusa nella lista dei 100 migliori edifici moderni scozzesi stilata dalla rivista specializzata Prospect.
A soli tre minuti a piedi dalla Royal Mile, che con i suoi 1.814,2 metri ha dato origine all’unità di misura del miglio scozzese, la libreria rappresenta dunque il punto di partenza ideale per un viaggio verso l’isola di Skye e oltre, alla scoperta di una Scozia più intima, da molti definita come uno stato dell’animo.

I tre ponti sospesi sul Forth
Salutata l’“Atene moderna”, come è soprannominata la capitale scozzese dal 1820, il suo imponente castello, e il Palazzo reale di Holyroodhouse, dopo una ventina di chilometri in direzione nord, ecco stagliarsi all’orizzonte le tre maestose campate rosse e le quattro torri del Forth Bridge”, un miracolo d’ingegneria industriale dell’era vittoriana, dichiarato patrimonio Unesco nel 2015.
Inaugurato nel 1890, il ponte ferroviario sospeso sul fiume Forth unisce Edimburgo con la regione del Fife, realizzando una linea ferrata ininterrotta da Londra fino ad Aberdeen.

Tra i ponti a campata unica a sbalzo più lunghi al mondo, si estende per 2,5 km e si eleva fino a 110 metri sopra il livello del mare. Per la sua realizzazione sono stati impiegati 53.000 tonnellate di acciaio e il lavoro di oltre 4.600 operai, noti come ‘The Briggers’.
Il mantenimento del suo tradizionale colore rosso richiede la tinteggiatura di una superficie di 23.000 metri quadrati, 240.000 litri di vernice e un notevole tempo. Al punto che per indicare un lavoro senza fine è stata coniata l’espressione “It is Like painting the Forth Bridge”, ossia “È come dipingere il Forth Bridge”.
Se non si vuole salire su un vagone diretto al nord o al sud del Queensferry, per ammirarlo da vicino si può percorrere a piedi, in bici o in autobus il Forth Road Bridge, altra opera d’alta ingegneria del 1964, oppure attraversare in auto il Queensferry Crossing Bridge che, con i suoi 2,7 km di collegamento, dal 2017 detiene il titolo di ponte strallato a tre torri più lungo del mondo.

L’ascensore idraulico discepolo di Archimede
Superato il Blackness Castle, una solida fortezza a forma di nave, che con le sue fortificazioni vigila sul Firth of Forth dal XV secolo, ancora poche decine di chilometri a nord-ovest e si giunge alla Falkirk Wheel, la Ruota di Falkirk.

Unico al mondo, l’elevatore idraulico rotante consente alle imbarcazioni, traghetti inclusi, di superare il dislivello tra il bacino del canale di Forth and Clyde e quello dello Union Canal. Si tratta di uno sfalsamento di 24 metri, pari a un palazzo di otto piani che, sfruttando il principio di Archimede, l’ingegnoso meccanismo permette di superare in pochi minuti, laddove un tradizionale sistema a chiuse richiederebbe diverse ore.

Il mastodontico sistema ha un diametro di 35 metri, due bracci ad ascia bipenne lunghi oltre 15 metri e consuma la stessa energie di otto bollitori!

Un congegno da ammirare ma anche da provare, navigando in aria a bordo di una delle molte boat che transitano lungo il canale di unione tra la Capitale e le bellezze della zona di Falkirk e oltre.
Glencoe, la valle selvaggia
La rotta verso l’isola di Skye consente di attraversare una delle aree naturali più suggestive, misteriose e impressionanti dell’intera Scozia. Ci troviamo nel cuore delle Highlands, precisamente nella vallata vulcanica di Glencoe (“glen” significa valle), un luogo magico cinto da alte montagne dalle cime nebbiose e attraversato dal fiume Coe, da cui prende il nome.
Tra spazi aperti a perdita d’occhio, brughiere, ruscelli e animali selvatici, si può viaggiare per chilometri senza incontrare anima viva, accompagnati solo dal rumore del vento che accarezza i prati e scuote le nuvole.
Un ecosistema selvaggio, affascinante e magnetico, culla di leggende che risalgono alla notte dei tempi, crocevia di passioni e teatro di vicende storiche anche molto cruenti, come testimonia la rivalità ancora attuale tra i diversi clan della zona.

A vapore sul viadotto leggendario
Usciti dalla valle si rende necessaria una deviazione. La destinazione non è segreta né tantomeno sconosciuta, ma la sua spettacolarità vale senz’altro una sosta.
Costeggiando il lago marino Loch Eil (‘Loch’ significa lago), un tempo zona del Clan Cameron, si arriva sopra al Loch Shiel e ciò che appare è l’iconico Glenfinnan Viaduct, il viadotto ferroviario del 1897, già protagonista di quattro film della saga di Harry Potter.
Da aprile a ottobre, ogni giorno la sopraelevazione ferrata è solcata dal ‘The Jacobite’, un treno a vapore che al mattino percorre la tratta ad alto tasso di panoramicità da Fort William verso Mallaig (dove partono i traghetti per Skye), e il pomeriggio l’inverso.

Una volta tornati sui propri passi, da Glencoe si prosegue costeggiando uno dietro l’altro le colline verdi e l’azzurro degli specchi del Loch Lochy, del Loch Garry, del Loch Loyne e del Loch Cluanie, fino ad arrivare a Waterfall River Shiel. È un insieme di piccole cascate, un tempo spettatrici di furiose battaglie tra i soldati scozzesi e i soldati inglesi. Oggi al contrario rappresenta un’oasi di pace, dove lasciar andare i pensieri ascoltando lo sciacquio dell’acqua.

Eilean Donan, l’isola dei tre laghi
La stessa placida calma che trasmette l’isolotto di Eilean Donan. Alla confluenza dei tre laghi del Loch Duich, l’istmo ospita la dimora del Clan MacRae, un castello del XIII° secolo che si può ammirare in tutta la sua severità dal promontorio lungo la strada per Skye.
Da lì ancora pochi minuti e si lasciano le case bianche e i gabbiani a volo radente del villaggio di Kyle of Lochalsh, alla volta dello Skye Crossing, il ponte stradale che collega la terraferma alla piccola isola di Eilean Bàn e, finalmente, all’isola di Skye.

I due volti di Skye
Canta il poeta scozzese Mark O. Goodwin:
«Skye: sono tornato di nuovo, non ho potuto resistere ai sorrisi dei tuoi ampi orizzonti
e ai gioielli delle tue case bianche,
incollate alle verdi radure estive e alle tue sensuali
frange costiere»
(Skye: I’m back again couldn’t resist your wide horizon smiles
and the jewellery of your white
washed houses gummed to the summer-green glens and your sensuous
coastal fringes).
I versi, custoditi nella Scottish Poetry Library di Edimburgo, fanno parte della raccolta “The Two Sides of the Pass” e rappresentano un inno alla bellezza ipnotica dell’isola di Skye.
Si tratta di un territorio dalle mille sorprese che non smette di stupire. Se infatti il nord fa ormai parte delle rotte più conosciute del turismo, il sud dell’isola conserva un animo segreto ancora da esplorare.

Così a fare da contraltare al famoso castello di Dunvegan del Clan MacLeod e all’altopiano mozzafiato del Quiraing o alla valle fatata del Fairy Glen dove tutto è magia, in direzione contraria esiste una Skye aspra e impervia, avventurosa e solitaria, accompagnata da spiagge dalle acque cristalline e immobili e salite e discese scoscese che, quando meno ci si aspetta, squarciano panorami a perdita d’occhio.

Ill Castello di Dunscaith nella zona di Tokavaig ne è un esempio. Chiamato anche “Fortress of Shadows”, ossia la Fortezza delle Ombre, e considerato la casa della leggendaria giovane guerriera Scáthach da cui prende il nome, i resti dell’antica dimora del Clan MacDonald di Sleat sono raggiungibili solo a piedi percorrendo un viottolo di campagna che attraversa una fattoria. Unico rumore a interrompere il silenzio, il casuale belare di una pecora o il vento in direzione delle cime del Cuillin.

La strada del postino
A un’ora di traghetto da Skye, anche la piccola isola di Raasay conserva un segreto da percorrere: la Rathad Caluim o Calum’s Road. È una strada che s’inerpica per le colline, tra su e giù e curve, come in un otto volante vista mare. Divertente, impegnativa e affascinante.

La strada copre 2,8 km dei 22 di lunghezza dell’intera isola. La sua particolarità? È “hand made”!
Il tragitto, infatti, prende il nome dal suo realizzatore, Malcom Macleod, ossia Calum Macleòid in gaelico scozzese.
Classe 1911, durante tutta la sua vita adulta Calum fu il postino e guardiano del faro di Raasay. E, a un certo punto, anche il cantoniere. La necessità aguzza l’ingegno e, armato di ferrea volontà e spinto dalla frustrazione di anni di appelli inascoltati alle autorità locali, decise di costruirsi da sé quella strada tanto necessaria per collegare l’impervia zona nord dove abitava insieme a pochi altri, al resto dell’isola.
Fu così che, armato di manuale di istruzioni, carriola e piccone, dal l964 al 1974 realizzò una strada che parte dal Castello di Brochel e arriva al pugno di cottage del villaggio di Arnish. Qui termina e inizia il Calum’s Path, un sentiero sterrato che degrada dolcemente verso la spiaggia, attraversando radure e boschi incantati.

L’ultima tappa: scala di pietra o spiaggia “caraibica”?
Arrivati sin qui, non resta che sedersi e decidere se tornare indietro o spingersi ancora oltre: a nord est, fino ai Whaligoe Steps, 365 gradini di pietra a zig zag lungo una scogliera a 80 metri a picco sul mare, sulla costa settentrionale della Scozia.

Oppure proseguire a nord ovest, fino a Luskentyre, una spiaggia caraibica nel cuore dell’Europa del Nord, sull’isola di Harris.
Perché come dice il poeta statunitense Robert Frost:
«Due strade divergevano in un bosco, ed io—
Io presi quella meno battuta,
e ciò ha fatto tutta la differenza».
(Two roads diverged in a wood, and I—
I took the one less traveled by,
And that has made all the difference- “The Road Not Taken”, 1915).
