Presentati ufficialmente all’Expo Ferroviaria di Milano 2023, i nuovi convogli garantiscono 600 km di autonomia. Ecco il progetto innovativo targato FNM e Trenord che punta a rivoluzionare la mobilità in Italia.
La filiera dell’idrogeno diventa realtà. I nuovi treni, sviluppati sulla base della piattaforma Alstom Italia, cambiano volto al trasporto pubblico. Dopo la proposta sullo scalo aeroportuale di Malpensa, il progetto “H2iseO” si propone di realizzare la prima “Hydrogen Valley” in Italia, nel cuore della Val Camonica.
Il progetto H2iseO: FNM e Trenord presentano i nuovi treni a idrogeno
Sviluppati e prodotti negli stabilimenti Alstom di Savigliano, Vado Ligure e Sesto San Giovanni, i treni a idrogeno sono l’evoluzione, in chiave eco-friendly, dei classici mezzi su rotaia alimentati dai combustibili fossili. L’idrogeno, infatti, è una fonte a zero emissioni, rinnovabile ed efficiente. È in questa logica che il gruppo FNM e Trenord hanno dato impulso al progetto “H2iseO”.
I sei elettrotreni, testati su un percorso di 103 km, sono sviluppati sulla base della piattaforma Alstom Coradia Stream. Il produttore di materiale rotabile che realizza e commercializza treni a idrogeno. Gli stessi in servizio in alcune aree della Germania. Il convoglio Alstom scelto è ispirato al Donizetti 4 casse- 250/300 posti a sedere, già in servizio in versione a trazione elettrica sulle tratte gestite da Trenord.
A Expo Ferroviaria, inoltre, è stato presentato anche un robot intelligente per la manutenzione. L’intelligenza artificiale consente di migliorare i controlli visivi per aumentare la sicurezza dei treni a idrogeno.
Quando e dove sarà attivo il treno a idrogeno
Il progetto “H2iseO” prevede la completa conversione della linea ferroviaria non elettrificata Brescia-Iseo-Edolo, con l’entrata in servizio dei treni a idrogeno tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025. In più, prevede lo sviluppo di una filiera dell’idrogeno nel territorio della Val Camonica, in Lombardia.
Come funzionano i treni a idrogeno
Ma come funzionano i treni a idrogeno? Innanzitutto, l’idrogeno verde viene prodotto dall’acqua attraverso l’elettrolisi. Questo procedimento, facilitato da elettrolizzatori permette di immagazzinare chimicamente l’elettricità all’interno dei serbatoi.
Sui treni, vengono installate apposite celle a combustibile a idrogeno. Quando quest’ultimo brucia, a contatto con l’ossigeno, libera energia e vapore acqueo anziché CO2. In più, la sua altissima densità energetica– 1 Kg di idrogeno contiene circa 120 Megajoule- assicura prestazioni, anche in termini di durata delle batterie, di molto superiori a quelle tradizionali. L’idrogeno può così essere utilizzato per alimentare il convoglio, caricare le batterie di trazione e, addirittura, per regolare l’impianto di climatizzazione a bordo. L’energia cinetica prodotta durante la frenata del treno H2 si conserva nelle batterie. Che in questo modo garantiscono il trasporto su tratte di media lunghezza, senza necessità di ricarica.
Idrogeno rinnovabile: quali sono i vantaggi?
I treni a idrogeno promettono di rivoluzionare il mondo dei trasporti pubblici e della mobilità green. La tecnologia si adegua così a un contesto sociale in cui cresce la sensibilità sui cambiamenti climatici e sulla sostenibilità ambientale. Ma cosa cambia con la mobilità a idrogeno? E quali sono i suoi vantaggi?
Per cominciare, questa innovazione abbatte di oltre il 40% le emissioni di gas serra. Inoltre, con l’utilizzo di “idrogeno grigio”– ottenuto cioè da combustibili fossili- si possono produrre altri carburanti liquidi. Decisamente molto meno inquinanti rispetto ai classici motori alimentati a gasolio.
Ma il vero cambio di paradigma riguarda i rifornimenti. Infatti, ricaricare i convogli a idrogeno richiede pochissimo tempo. E garantisce viaggi di ben 18 ore consecutive. In futuro, dunque, si potrebbe pensare di utilizzarli anche per il trasporto di merci pesanti. Sostituendo progressivamente quello su gomma.
Gli investimenti sul trasporto verde contenuti nel PNRR
L’obiettivo del Governo è convertire all’idrogeno le linee ferroviarie non elettrificate con elevato traffico di passeggeri e forte utilizzo dei treni diesel. Attualmente, i progetti più avanzati sono quelli in Val Camonica e nel Salento. Che prevedono la sperimentazione integrata della produzione, distribuzione e acquisto dei treni H2. Ma nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) si punta a investire in tal senso anche in Puglia, Sicilia, Abruzzo, Calabria, Umbria e Basilicata.
Oltre a sviluppare un sistema efficiente per la produzione di idrogeno, l’ambizione è quella di migliorare la qualità dei viaggi. Rinnovando i treni su tutto il territorio nazionale. Entro il giugno del 2026 si prevede di costruire 10 stazioni di rifornimento lungo sei linee ferroviarie.
Anche l’UE punta sull’idrogeno per abbattere le emissioni inquinanti
Allo stato attuale l’idrogeno gioca un ruolo ancora marginale nella filiera energetica. Soprattutto a causa dei costi elevati in termini di competitività e produzione. Tuttavia l’Unione Europea, che grande attenzione ha posto sul tema dell’efficientamento del trasporto pubblico promuovendo la Settimana della Mobilità, lavora a un nuovo pacchetto normativo. Che punta a rendere più appetibili idrogeno e biometano sul mercato.
L’obiettivo è sempre quello di abbattere drasticamente le emissioni di CO2 entro il 2050. In tal senso, le proposte della Commissione Europea prevedono in primis l’istituzione di un sistema di certificazione per i gas a basse emissioni di carbonio. Inoltre, si sta lavorando per creare un sistema transfrontaliero che consenta il libero scambio di idrogeno tra i paesi dell’UE. Un vero e proprio mercato europeo integrato dell’idrogeno, insomma, che ne garantisca per tutti l’approvvigionamento.