Improntato sul turismo di massa, con quasi un terzo dei turisti concentrato in appena 20 comuni in tutta Italia, il modello adottato finora non è più sostenibile e va ripensato, sia per chi viaggia che per chi vive nei centri turistici. Per farlo, dobbiamo valorizzare le molteplici bellezze del nostro Paese e incentivare la visita di mete limitrofe alle città darte, così da far riscoprire anche luoghi troppo spesso ignorati ma estremamente validi e interessanti.

L’Italia è un Paese incredibile, in cui in pochi chilometri di distanza si sussegue senza soluzione di continuità una grande varietà di paesaggi, punteggiati da una quantità più unica che rara di luoghi di interesse naturalistico e borghi antichi, dall’immenso valore storico e culturale. Spesso questi luoghi sono stati dimenticati, così una volta raggiunti ci appaiono circondati da un’atmosfera sospesa nel tempo, quasi onirica.

In passato poco meno di un terzo dei turisti si concentrava, infatti, in appena 20 comuni, con un flusso che ne rischiava di stravolgere l’identità, ma dopo due anni di stasi e isolamento in molti hanno voglia di scoprire destinazioni segrete, lontane dagli itinerari più battuti, tornando a vivere una relazione più profonda con le altre persone e la natura, sostenendo la biodiversità, l’economia circolare e un tipo di accoglienza legata al turismo comunitario e partecipativo. Ciò, infatti, permetterebbe agli abitanti delle località interessate di gestire in totale autonomia il settore e il sistema ricettivo territoriale, senza intermediari. Al tempo stesso, prendersi i propri tempi, ascoltando le proprie necessità e magari sospendendo per qualche giorno anche l’utilizzo dei social, dedicandosi ad attività a stretto contatto con l’ambiente, può aiutarci a ripristinare il nostro equilibrio psicofisico.

Il turismo di prossimità è il presente e il futuro delle vacanze

È stato rilevato che il turismo globale produce circa l’8% delle emissioni annue di anidride carbonica del Pianeta, il cui 49% deriva dai trasporti. Secondo uno studio del 2018, inoltre, le emissioni prodotte dal settore turistico sarebbero destinate ad aumentare del 4% ogni anno. Percentuale rilevante che impone una riflessione urgente sull’impatto dell’industria turistica: concentrarsi sul turismo di prossimità significa investire sull’eccellenza italiana, implementando le reti di trasporti necessarie a sostenerlo e incentivando una mobilità più sostenibile, con un’impronta ecologica molto più leggera di un viaggio per cui è necessario spostarsi in aereo.

La riscoperta dei borghi italiani è già una realtà. Se il movimento turistico verso i comuni a vocazione culturale, storica, artistica e paesaggistica ha registrato l’unica flessione positiva del settore nella prima estate dell’emergenza sanitaria, la sua crescita prosegue positivamente: nel 2022 si segna infatti un incremento del 9% rispetto agli anni precedenti nella scelta dei borghi e delle zone rurali, con un ritorno anche dei turisti stranieri. A preferirlo non sono solo le famiglie ma anche le nuove generazioni. Le loro mete di viaggio si legano infatti a scelte culinarie all’insegna di prodotti a km 0, acquisti consapevoli orientati al sostentamento dell’artigianato locale e percorsi ciclabili, grazie alla diffusione delle e-bike. Se nelle grandi mete turistiche l’investimento in cultura e riscoperta dell’autenticità come valore di base sono fondamentali, per i piccoli borghi disseminati per tutto il territorio italiano e le regioni fino a oggi tagliate fuori dal mercato turistico la strategia richiede tempo e una visione strutturale di lungo periodo. Oltre a potenziare i trasporti periferici, a mancare è infatti una comunicazione che in prima battuta racconti e posizioni certi luoghi sulla mappa dell’immaginario dei turisti di tutto il mondo.

Più si viaggia, più ci si sente a casa ovunque

Spesso finiamo per non riuscire più a vedere ciò che abbiamo sempre sotto gli occhi, il nostro sguardo si abitua, anche alla bellezza e alla diversità, e finisce per non scorgerle più, così il mondo che ci circonda sembra diventare monotono e muto. A volte, però, basta poco: un cambiamento di prospettiva, di ritmo, di contesto. Nei borghi antichi la vita si sottrae all’incalzare del tempo che crediamo condiviso e globalizzato, piegato dalle nostre convenzioni. Raggiungerli richiede un’intenzione, un impegno, a volte una vera e propria tecnica di viaggio, di trasporto.

Per sostenere questo tipo di turismo è necessario un impegno e un’attenzione sistematica, locale e capillare. L’autenticità e la sua riscoperta possono e devono essere le linee guida su cui impostare una strategia a lungo termine per diversificare le mete turistiche, contro un affollamento di massa sempre meno sostenibile, e per raccontare la nostra ricca e composita cultura e i luoghi in cui si è sviluppata.

Negli ultimi due secoli, il nostro immaginario è stato influenzato dalla ricerca dell’esotico, inteso come una sorta di non-luogo lontano, favolistico. Oggi, nel mondo iperconnesso, dove tutto è potenzialmente manifesto e sovraesposto, svelato, conosciuto e conoscibile, il desiderio per questo polo opposto al quotidiano, dove sentirci in contatto con la parte più intima di noi stessi e trovare un senso ultimo, segreto, dell’esistenza, sembra essere quasi del tutto esaurito. A volte l’altro, l’ignoto, non si trova per forza a migliaia di chilometri di distanza, ma molto più vicino di quanto pensiamo, parte del nostro territorio. Più si viaggia e più si conosce la propria terra, si incontrano altre persone, ci si mescola alle loro storie, più si creano legami, imparando a sentirsi a casa ovunque.

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