Partire è un istinto umano, a cui spesso è difficile resistere. Assecondarlo ci permette di fare esperienze, arricchirci e acquisire consapevolezza per influire positivamente sul mondo. Non a tutti e tutte, però, è ancora concesso farlo in serenità: donne, persone disabili, LGBTQ+ o razializzate non sempre possono viaggiare in serenità.

Il turismo come fenomeno di massa ha dato accesso al viaggio virtualmente a tutti. Ma in realtà, ancora troppo spesso, il viaggiare è un privilegio per cui anche chi può permetterselo non sempre può farlo in serenità, incontrando invece ostacoli e rischi, come le persone con disabilità, che in vacanza si scontrano con barriere architettoniche, infrastrutture carenti e inaccessibilità, fino a dover rinunciare del tutto ad alcune località ed esperienze. Anche la mentalità per cui, se non si può affrontare un viaggio, allora bisogna restare a casa, è infatti ancora troppo diffusa.

Affidarsi alla tecnologia per migliorare l’esperienza di viaggio

Auspicando un cambiamento culturale, serve un aggiornamento di strutture e infrastrutture, mentre nell’attesa ci si può affidare alla tecnologia per migliorare l’esperienza del viaggio. Ci sono, per esempio, le app che mettono in contatto viaggiatori ipovedenti con volontari che li aiutino con le difficoltà pratiche e che descrivono ciò che loro non possono vedere, o quelle che segnalano la presenza di bagni accessibili in sedia a rotelle. La tecnologia può supportare anche i viaggiatori afrodiscendenti, razializzati e/o appartenenti alla comunità LGBTQIA+. Anche le donne, specie se viaggiano sole, si scontrano con discriminazioni, commenti indesiderati e pericoli – reali o percepiti – che fanno loro vivere il viaggio in modo decisamente diverso da quello che è considerato il “viaggiatore standard”, cioè l’uomo, bianco, abile, cisgender ed etero. Anche in questo caso, quello che serve è un radicale cambiamento culturale, ma nell’attesa che ciò avvenga, alcuni ausili tecnologici possono essere utili, come gli allarmi anti-aggressione, ma anche le app come le mappe che segnalano i luoghi più pericolosi delle città e aggiornano una persona di fiducia sugli spostamenti.

Rispettare i luoghi di destinazione per rendere il viaggio sostenibile

Un altro fattore essenziale quando si parla di viaggio è il rispetto del luogo in cui si va e delle persone che lo abitano, in un’ottica di sostenibilità a tutto tondo. Questo è un tema sempre più sentito, dato che viaggiare, come ogni altra attività, ha un impatto – che può però essere ridotto attraverso alcune scelte che permettono non solo di abbattere le emissioni dovute ai trasporti, ma anche di immergersi nella cultura e nello stile di vita del luogo, per un’esperienza autentica, profonda e rispettosa. A oggi – pausa pandemica a parte – il numero di turisti è in crescita e, se le modalità di viaggio e i comportamenti non cambiano, si calcola che il settore provocherà entro il 2050 un aumento di oltre il 150% del consumo sia di energia che di acqua, e di più del 130% delle emissioni di gas serra. Un modo per evitare queste cifre è, per esempio, optare per modalità di trasporto smart, flessibili e integrate, scegliendo il treno per gli spostamenti di medio raggio – anche nella comoda opzione notturna, perfetta per l’Italia e l’Europa, ma non solo – e la micromobilità per le esplorazioni urbane, con monopattini e bike sharing. Il car sharing è perfetto in caso di freddo e pioggia, ma anche per le gite fuoriporta in luoghi non serviti dai treni. Si tratta di modalità che permettono di vivere il viaggio a misura di essere umano, immergendosi nella cultura locale e sostenendo così anche l’economia del posto.

Il viaggio può essere un mezzo di empowerment, una consapevolezza del proprio potere di intervenire positivamente sul mondo, anche quando si sta seguendo una passione– come scoprire nuovi luoghi e culture – o si va in vacanza per rilassarsi. Vale anche per le comunità ospitanti: il turismo può ricoprire un ruolo importante nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dall’Agenda 2030, in particolare in termini di lotta alla povertà, lavoro dignitoso, crescita economica e consumo responsabile. Quello di partire è un istinto umano difficilmente reprimibile: meglio, allora, assecondarlo e cogliere così l’occasione per arricchirsi in senso non materiale, ma acquisendo esperienze anziché oggetti, con consapevolezza del proprio ruolo.