Il “wood wide web” è una connessione che gli alberi di tutto il mondo stabiliscono attraverso le proprie radici. Proprio come su Internet, ciò permette loro di scambiarsi informazioni e nutrienti come carbonio, zuccheri e acqua. L’emergenza climatica sta mettendo in crisi questo sistema, ma c’è molto che possiamo imparare.
Siamo abituati a considerare gli alberi come indipendenti e indifferenti l’uno all’altro, ma le piante non sono esseri elementari come tendiamo a credere; al contrario, sono creature intelligenti, capaci di comunicare tra loro per scambiarsi risorse e informazioni anche a grandi distanze, proprio come noi umani, se non meglio.
La scoperta del wood wide web
Il team di scienziati capitanato dall’ecologa canadese Suzanne Simard, per esempio, aveva già dimostrato una decina di anni fa la grande somiglianza tra il cosiddetto wood wide web e la rete internet, dando un’idea della sua complessità. I collegamenti tra le radici degli alberi sono resi possibili da un’infinità di batteri, funghi e microrganismi che permettono lo scambio di nutrienti quali carbonio, azoto, zuccheri e acqua, ma anche di informazioni come la minaccia di attacchi di parassiti e contribuiscono ad azioni complesse come le cure parentali e il riconoscimento della “prole”. Alcuni tipi di funghi sono in grado di sviluppare nel sottosuolo una rete di 100 km di collegamenti nello spazio che un uomo compie in un solo passo. Le piante di maggiori dimensioni – per questo dette “alberi hub” o “alberi madre” – fanno invece da snodi che mantengono un numero molto elevato di connessioni tra individui di specie diverse.
Ma perché esistono queste connessioni?
I funghi non sono in grado di svolgere la fotosintesi, motivo per cui hanno bisogno delle piante; in compenso sono efficienti nel colonizzare il terreno con il loro micelio. Per questo scambiano acqua, minerali e altre sostanze chimiche con gli alberi in cambio degli zuccheri e del carbonio frutto della fotosintesi, trasportando anche messaggi di allarme in caso di pericolo. Inoltre, grazie a questa rete, gli alberi hub sono in grado di riconoscere i propri alberi figli anche a grandi distanze e di nutrirli attraverso connessioni sotterranee, trasmettendo loro, attraverso il nutrimento, anche le informazioni chimiche necessarie per adeguarsi al meglio all’ambiente circostante.
Si distinguono principalmente due tipologie di funghi che prendono parte a questo sistema: i funghi arbuscolari (AM), che penetrano nelle radici dell’ospite; e i funghi ectomicorrizici (EM), che circondano le radici senza insinuarsi al loro interno. Questi ultimi, maggiormente presenti negli ambienti temperati e boreali, contribuiscono ad assorbire l’anidride carbonica dall’atmosfera, ma sono più vulnerabili al cambiamento climatico; le piante a associate a loro (dette alberi micorrizici) rappresentano solo il 2% di tutte le specie vegetali al mondo, ma sono così diffuse che circa il 60% di tutti gli apparati radicali esistenti sulla Terra appartiene a loro. I funghi arbuscolari, invece, sono in simbiosi con le specie vegetali dominanti ai tropici e promuovono un veloce riutilizzo dell’anidride carbonica.
Il wood wide web, inoltre, non è un sistema fine a se stesso. Già nel 2019 una ricerca dell’Università di Pisa e del Cnr ha dimostrato che la vita della rete sotterranea è slegata da quella della pianta di riferimento: anche dopo mesi dall’abbattimento di un albero, infatti, continua a vivere e può stabilire nuove connessioni.
Da queste scoperte possiamo trarre un insegnamento utile per organizzare e rendere più funzionali campagne per la piantumazione di alberi, indicando, per esempio, quali specie è meglio piantare per il bene dell’ambiente e del clima. Perdere parti del wood wide web, a causa della sua vulnerabilità all’emergenza climatica, può aggravare il circolo vizioso dell’aumento delle temperature e delle emissioni carboniche, anche per questo dobbiamo impegnarci a preservarlo. Un ulteriore tassello per contrastare la crisi ambientale sulla Terra – e al di sotto di essa.